Una coltre di fumo nero intorno alla discarica abusiva che stoccava plastiche sotto copertura, in amianto se usciamo di metafora.
“È stata andata a fuoco”, si potrebbe dire, in attesa delle conferme ai primi sospetti di dolo. Pratica, questa, che solitamente ha padrini ben precisi.
La Regione che si affretta a dire che non c’è pericolo, confondendo la discarica sequestrata con un deposito per la raccolta differenziata e definendo la zona scarsamente popolata, con buona pace dei comuni di Mossa San Lorenzo Capriva Cormons o della frazione di Lucinico.
La cornice al quadro, già un anno fa, nel titolo profetico del Piccolo: “Una bomba ecologica alle porte di Gorizia. Fumi velenosi in caso di incendio”.
Un bellissimo quadro di ecoreato con conclusione in perfetto stile mafioso: benvenuti nel mondo delle ecomafie. Avevamo organizzato, al Kulturni dom, un’ interessantissima conferenza sul tema del business dello smaltimento occulto dei rifiuti di dubbia provenienza, che aveva chiaramente fatto emergere come il nostro territorio fosse molto interessante dal punto di vista logistico e ormai molto interessato dal fenomeno: siamo a due passi dal confine, con un’infinità di capannoni vuoti affittabili senza troppe domande.
Oggi, il fumo nero intorno alla discarica abusiva fatica a diradarsi perché nessuna politica se n’è occupata, e chissà quanti capannoni silenti abbiamo sul nostro bellissimo territorio.
Se la politica locale e regionale tace, ci sono realtà come il Forum e Libera o i comitati cittadini, che su questo hanno cercato di sensibilizzare la cittadinanza.
È l’unica strada, se le istituzioni si girano dall’altra parte. L’alternativa è raddoppiare le mascherine: una sulla bocca, e una sugli occhi, e far finta di niente. Tanto la vita, irrespirabile e inguardabile, continua. Andrea Picco
Questa è la dimostrazione della inadeguatezza di chi ci amministra a livello regionale e locale! Ora diranno che non c’è alcun pericolo per la salute, come ai tempi dell’incendio della scuola di Lucinico. E temo che anche questa volta, se mai ci fosse una inchiesta della magistratura, finirà tutto in niente. A pagare isiamo sempre noi cittadini.
I nomi si sanno. Sono stati pubblicati sul giornale in più di un’occasione.
Questa gente gestisce e gestiva diversi locali in città, e lavora con alcuni amministratori locali.
Ci vorrebbe un po’ di giornalismo di inchiesta, ne verrebbero fuori delle belle.
I giornali locali sono però troppo impegnati a leccare il culo.
Chissà se verrà accertato del dolo o se il capannone avrà preso fuoco per autocombustione.
Leggo dall’hotel amici dei cani alto adige http://www.diewaldruhe.com/it
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