Dieci giorni fa una palazzina in via Merici è andata a fuoco: per fortuna nessun morto tra le persone, un cane invece purtroppo non ce l’ha fatta a mettersi in salvo, gli inquilini terrorizzati dall’esperienza e intossicati dai fumi, gli appartamenti inagibili per tutto ciò che è bruciato. Gli abitanti della palazzina hanno espresso forti critiche all’amministrazione per la gestione dell’emergenza, rilevando soprattutto una scarsa vicinanza da parte delle istituzioni nelle ore immediatamente successive al fattaccio, che l’Assessore al welfare ha motivato con la mancata segnalazione a lei e al Sindaco da parte delle forze addette al soccorso, principalmente i vigili del fuoco.
L’assessore ha precisato in consiglio che le famiglie che non avevano sistemazione sono state successivamente ospitate a spese del comune presso un albergo cittadino. Fino ad oggi, perché l’Ater, proprietario dell’immobile, lo dà per abitabile dopo i lavori di sistemazione. Stante il parere dell’Ater, il comune dice che per lui il caso è chiuso. Un momento, un momento, calma con chiuso: se l’Ater pensa che una ripitturata porti via le polveri e tutto ciò che intossica quando va a fuoco una casa, si sbaglia di grosso.
Le persone che ieri sono tornate a casa per cercare di sistemare un po’ quello che è rimasto, dopo neanche un’ora sono andate al pronto soccorso intossicate. Ci vogliono mesi, purtroppo, per eliminare ciò che rimane sui muri, per terra, nell’aria. Non credo che i periti dell’Ater abbiano passato una giornata negli appartamenti: avranno fatto delle misurazioni, certo, ma non hanno vissuto le case per un tempo simile a chi ci dovrà abitare, respiro dopo respiro. Non si può giocare con la vita delle persone, penso che un’altra soluzione temporanea per gli inquilini sia obbligatorio trovarla, in attesa che gli appartamenti siano di nuovo come erano prima. Andrea Picco
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