Boia, chi molla ‘sto giro è veramente un pezzo grosso. Dopo un ventennio, Gentile si fa da parte. Faceva già parte per se stesso da un po’, almeno due anni. Non ce la fa a sopportare altri cinque anni di Oreti, dice, e con la solita vis polemica uccide in un colpo solo nell’ordine: Ziberna che l’ha voluto fortemente assessore alla cultura prima (chissà perché) e in Forza Italia poi (richissà perché), il suo partito in cui non è tutto “oro”(Oreti Romano Obizzi) ma soprattutto niente luccica, e il Rudy bis, insopportabile con certi figuri e comunque duro a realizzarsi.
Gentile saluta Romano e si sfila, giudicando l’andazzo del centrodestra foriero di batosta. “L’impressione che ho è che in città si pensi che abbiamo amministrato male”: lapidario, per usare una parola cara alla sua parte.
Riassumendo, con Forza Italia ai minimi termini – Pettarin passato da forza a coraggio, Devetag e Ferrari candidati contro Rudy, Roldo prima e ora Gentile che abbandonano la nave, e col problema di quelli che restano – a Rudy resta l’estrema destra più o meno dichiarata di Lega e Fratelli d’Italia. Quindi vai con l’italianità di Gorizia, le foibe, i titini, Norma Cossetto, qualcosa sui migranti per la Lega, che mal non fa.
Che Gentile abbia da tempo capito che l’aria tira storta non è un mistero. Lo dico alla fine: era il migliore che avevano, anche come ironia. Destrissimo, certo, ma il più preparato di loro in aula, gli va onestamente riconosciuto. Speriamo sia Rudy a subentrargli, come capogruppo dell’opposizione. Andrea Picco
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