Il discorso di Gad Lerner di questa mattina a Gradisca (ringrazio chi me lo ha mandato, sapendo che lo avrei apprezzato) ci illumina sul fallimento della realpolitik condotta con saccenteria e arroganza dagli uomini di potere che, con fare paternalistico, danno una pacca sulla spalla a chi parla di valori e di principi, considerandolo poco più di un bambino incosciente.
Di esempi ce ne sono tanti: l’accordo stipulato da Eni con l’Egitto per l’importazione di gas è il primo. Da una parte i sentimenti di una famiglia a cui è stato barbaramente portato via un figlio e l’esecrazione dell’opinione pubblica, dall’altro, appunto, il cinismo degli interessi nazionali che ci portano addirittura a fornire navi a un paese che dovrebbe essere nemico.
Da anni la politica della realtà e del cinismo prevale sul rispetto dei principi generali sanciti anche dalla carta della Nazioni Unite. Un altro esempio sono i rapporti di amicizia con la Libia, a cui finanziamo una politica di contenimento dei profughi facendo finta di non sapere cosa accade a chi viene catturato dalla guardia costiera e riportato nei campi di detenzione.
Questa politica reale ha per caso risolto i problemi? Vi è per caso maggior stabilità nei rapporti internazionali con questi paesi, abbiamo forse risolto il problema dei profughi?
I teorici della realpolitik dovrebbero fare un passo indietro e ammettere il fallimento del loro approccio e della loro visione, anche in base a principi utilitaristici a loro molto cari.
Proprio il 25 aprile ci racconta una storia di lotta per principi che nell’immediato possono sembrare irraggiungibili, temerari… Nell’autunno ’44 il capo delle forse anglo-americane Alexander inviò alle organizzazioni partigiane un messaggio: ritiratevi!
Bene, non lo fecero, e oggi a quella disobbedienzadobbiamo dire grazie.
Un grazie diverso, ma pur sempre un grazie, va a chi oggi ricorda o racconta su cosa si fonda la nostra Costituzione e il nostro Paese: la resistenza. Eleonora Sartori
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