Due assessori oggi interrogano la candidata del centro sinistra Laura Fasiolo chiedendole provocatoriamente se la figura di Norma Cossetto è divisiva e come si schiera riguardo alle parole dell’assessore di Gradisca Francesca Colombi.
Si potrebbe girare la stessa domanda agli assessori chiedendo se Liliana Segre era divisiva quando le è stata negata la cittadinanza onoraria di Gorizia. La Cossetto fu insignita di medaglia d’oro dal presidente Ciampi ma la seconda fu nominata da un altro presidente della Repubblica senatrice a vita.
Già questo esempio e il contesto in cui viene rivolta la domanda indica la strumentalizzazione della vicenda. Non si spiega altrimenti il disinteresse per le donne vittime di violenza di guerra nella nostra città, cui non si dedica mai un pensiero, una via o un giardino.
Norma Cossetto ha una strada a suo nome, invece la sua compagna di scuola del Liceo classico Dante Alighieri Miloika Štrukeli, uccisa barbaramente dai nazisti, è del tutto dimenticata. A Vilma Braini, partigiana e deportata a Bergen Belsen non è stato dedicata nessuna targa, eppure la ricordiamo come instancabile presenza nelle scuole cittadine a ricordare cosa era stato il fascismo per gli sloveni, la deportazione femminile nei lager nazisti e il dopoguerra per quelli che avevano fatto la Resistenza e ancora negli anni ‘60 erano insultati dai nazionalisti.
Che la storia sia usata in città a fini politici lo dimostra il fatto che i reduci della Decima mas, collaborazionisti dei nazisti, noti in Italia per le torture inflitte agli antifascisti, sono stati ricevuti in Comune, mentre non si è mai voluto affrontare in maniera scientifica la questione del Lapidario, nonostante le ricerche abbiano dimostrato quanti nomi incongrui il monumento contenga. Non dimentichiamo che chi si scaglia contro Colombi e ne chiede le dimissioni non ha ritenuto di fare la stessa cosa quando da assessore ha partecipato alla manifestazione di Casapound, nota organizzazione di fascisti del terzo millennio, eppure la nostra Costituzione si basa proprio sull’antifascismo. Anna Di Gianantonio
Concordo con quanto scritto dalla Di Gianantonio. Fu Ziberna stesso, se ricordo bene, a definire la Segre “divisiva ed icona della sinistra” quando le fu negata la cittadinanza onoraria. La statura di Oreti e della Romano fa bella mostra di sé ancora una volta: abbiamo la toponomastica piena di “martiri” ed “irredenti”, ma guai a parlare di altri poco vicini a chi ci governa, perché sono “divisivi” o “di parte”. Un particolare, che non c’entra con le donne: quando a Lucinico, pochi anni fa, fu inaugurata una stele in ricordo degli abitanti caduti nella prima guerra mondiale con la divisa dell’esercito austro-ungarico, l’organizzazione si augurò pubblicamente che lo stesso potesse essere fatto a Gorizia-città. Ziberna, presente nell’occasione, prima di prendere la parola per dire frasi di circostanza fece una rapida ma evidentissima smorfia, a sottolineare quello che dobbiamo attenderci dalla destra nostrana. Equilibrata e non di parte.