Emanuele Musulin, che approfitto per salutare, ha riproposto in questi giorni su Facebook una serie di rendering di sue proposte per la città datate 2017. Alcune le avevo trovate già allora molto suggestive, in particolare quella riguardante casa rossa perché andava proprio nella direzione di quell’idea che come Forum avevamo proposto: Casa Rossa? Verde!
Immaginando un percorso ciclopedonale nel verde che, partendo da parco Basaglia, toccasse, quasi circumnavigasse, l’intera città, sconfinando nella zona del Panovec e ovviamente includendo la neo spianata valletta del Corno, passata per le ruspe in questi mesi nella speranza che un po’ di bosco ritorni a popolarla: chissà dove saranno finiti gli animali che la abitavano.
Soprattutto la fascia confinaria da una parte, che è insieme unione e separazione, ferita e cicatrice, passato e futuro, e l’Isonzo dall’altra, che scorre da sempre indifferente ai confini e alla storia e contemporaneamente è per la storia dell’umanità che qui ha vissuto, vive e vivrà, anche un “muscolo di gelo” come Andrea Zanzotto definì il Piave, possono essere le due architravi su cui costruire la città e la comunità futura.
Una città e una comunità unica, riappacificate entrambe con la natura circostante e insistente, indifferente alle sciagure umane se non per la necessità di doverne subire i danni che l’uomo può provocare.
Ecco, penso che il tema dell’ambiente nel senso più ampio del termine, che permei tutti gli ambiti di intervento delle future amministrazioni, come luce che illumina la strada da percorrere verso il 2050, sia centrale per il futuro della città. In questi cinque anni abbiamo parlato solo di parcheggi: multipiano, interrati, in parco Basaglia, in curia, in stazione, in corso, blu, blu e blu. Speriamo sia il verde il colore del futuro della città. Respiro già meglio solo a pensarlo. Andrea Picco
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