Ho appena visto un video di Zotti girato in una palazzina abbandonata vicino all’ospedale, luogo ideale in cui i ragazzi goriziani vanno a farsi. Si vedono decine e decine di boccette di metadone vuote, decine di siringhe a detta di Zotti nuove, stagnole, tutto ciò che serve all’occorrenza.
Si vede il dramma di chi vive quel momento di solitudine estrema, tu che anche se sei con qualcuno sei solo con la tua vena da riempire. È un problema grandissimo a Gorizia, quello delle dipendenze. L’alcool la fa da padrone, le sostanze pesanti fumate o iniettate seguono a ruota.
Il servizio per le dipendenze, che dovrebbe essere tra i servizi territoriali più importanti, in realtà è al collasso di personale da anni. Il comune non ha nessuna progettualità in tal senso, che possa affiancare il servizio per le dipendenze, per esempio con operatori di strada. C’è, soprattutto, il silenzio sul tema.
Zotti, gli va dato atto, è uno dei due, tre con me, che in consiglio comunale ne hanno parlato. L’altro è Tomasella, soprattutto per quanto riguarda la ludopatia. Ziberna, mai. L’unica risposta è a problematiche correlate: telecamere, controllo. Ma ogni telecamera in più sono parole in meno con questi ragazzi, è più interesse morboso e meno ascolto, e a nessuno verrebbe in mente di mettere una telecamera dove è andato Zotti, lì, nel cuore della solitudine.
Io penso che chi sarà ad amministrare da qui in avanti dovrà finalmente alzare il tappeto, perché di “polvere” ce n’è troppa sotto il velo di cui si ammanta la città. L’uso di sostanze è la punta di un iceberg di solitudini e depressioni che percorrono come fiumi carsici le vite dei goriziani. I suicidi ci sono, eccome. C’è chi la fa finita in un attimo, chi giorno dopo giorno. È figlio di questa città, è figlio nostro. Andrea Picco
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