Dal punto di vista organizzativo il Centro di Salute Mentale sulle 24 ore è il punto di riferimento per la salute mentale di un territorio. Quello di Gorizia ha un bacino di utenza che comprende tutto l’Alto Isontino, 80.000 abitanti circa. Garantisce la continuità delle cure nei luoghi di residenza delle persone.
Per spiegarmi, se io mi ammalo, qui posso ricevere le cure più intensive, attraverso un’ospitalità diurna e notturna, durante la quale viene impostato il mio percorso terapeutico, che non si avvale solo di farmaci, ma anche di sostegno psicologico e di supporto alle relazioni sociali. Per dare questo tipo di servizio sono necessarie molteplici figure professionali, ma, trattandosi di struttura sanitaria, c’è un numero minimo di infermieri e medici, sotto al quale non si può scendere, pena la perdita di qualcuna delle funzioni essenziali che esso ricopre.
Purtroppo è quanto sta avvenendo al CSM di Gorizia, dove, fra mancato turn over dei pensionamenti e mancate sostituzioni di coloro i quali non sono riconosciuti idonei al servizio, attualmente si sta lavorando con 12 unità di personale infermieristico.
Il numero non consente di garantire la presenza di almeno un infermiere in sede per ciascun turno (mattutino, pomeridiano e notturno), e, nel contempo, il mantenimento di tre infermieri fuori turno, i quali, cinque giorni su sette, si occupano della continuità assistenziale sul territorio.
Il che significa che, se io ho bisogno di parlare con l’infermiera Maria, che conosce e segue la mia storia, mi verrà risposto che oggi non c’è perché ha “fatto” la notte e la posso trovare dopodomani pomeriggio. Se poi Maria è l’infermiera che mi somministrava la terapia a domicilio verrò anche avvertita che questo servizio da ora in poi non esiste più e dovrò essere io a recarmi al CSM per ricevere la terapia. E se, per di più, non ho l’autonomia fisica o mentale per farlo, Maria, impegnata nei diversi turni, non avrà più il tempo per aiutarmi. Facile che la cosa mi faccia andare fuori di testa e che a lungo andare io debba essere di nuovo ricoverata al CSM, dove, a mo’ di cronicario, ritroverò tante altre persone che si sono trovate senza un supporto al di fuori di quelle mura.
Vogliamo tornare ai manicomi? Quelli non mancavano di personale, e costavano allo stato molto di più degli attuali Centri di Salute Mentale.
La mia risposta è no. Basterebbe il reintregro di quelle unità di personale che si sono perse negli ultimi anni per avere il minimo che si possa chiedere: il mantenimento di una struttura funzionante 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno, aperta sul territorio.
Se non si interviene subito, fra poche settimane almeno 25 persone non riceveranno più la terapia come d’abitudine nei loro luoghi di vita, molte altre si troveranno senza il necessario aiuto per innumerevoli altre questioni quotidiane che riguardano la loro salute. Daniela Careddu
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