E’ stato ricordato l’anniversario della Presa della Bastiglia ieri in Consiglio Comunale dalla Presidente pro tempore Giulia Roldo.
Ha fatto bene Roldo a soffermarsi su un evento storico di fondamentale importanza anche se il livello del discorso è sceso subito dopo al sentir pronunciare la frase: “abbiamo deciso (chi?) che ai candidati sindaci è concesso di parlare per cinque minuti”.
Insomma, una gentile concessione presa da chi non avrebbe potuto decidere alcunché visto che del Consiglio decide il Consiglio stesso.
D’accordissimo sull’evitare di prolungare la prima seduta all’infinito ma perché non metterlo ai voti? Sono sicura che sarebbe passata e si sarebbero anche rispettate le prerogative dell’assise…
Insomma si comincia con toni e modi non troppo democratici ma il bello deve ancora venire.
Messo sulla croce l’avvocato Paolo Lazzeri per un pasticcio commesso probabilmente ancora prima di presentare le liste elettorali, passa quasi in sordina un fatto ben più significativo: il candidato Sindaco Pierpaolo Martina si dimette da Consigliere in quanto ruolo incompatibile con il suo pubblico impiego in Regione.
Ohibò! Nel corso della campagna elettorale il dottor Martina è stato apprezzato per il suo eloquio, prova di una ferrea competenza amministrativa e per la sua invidiabile pacatezza. Ha raggiunto un risultato elettorale di tutto rispetto proponendosi come terza via rispetto a un centro destra uscente da lui considerato deludente e a un centro sinistra ritenuto sempre da lui non in grado di smarcarsi dalle logiche di partito, insomma come baluardo di una buona Politica contro una vecchia e mediocre. Ha ottenuto 1500 voti ma si è dimenticato di dire ai suoi elettori: “in caso diventi Sindaco andrò in aspettativa, nel caso ciò non accada non potrò rappresentarvi in Consiglio”.
Cosa gli sarebbe costato farlo e dimostrare nei fatti di essere eticamente irreprensibile? Eppure il dottor Martina ha preteso trasparenza dalla coalizione di centro sinistra la quale, secondo lui, avrebbe dovuto presentare la squadra di governo prima del ballottaggio. Solo in questo caso avrebbe forse dato indicazioni di voto, cosa che poi non è avvenuta.
Non lo sapeva, ci ha detto ieri, ma francamente faccio fatica a crederci proprio in virtù di quella competenza che non si può non riconoscergli e che, peraltro, sempre ieri gli ha permesso di far emergere l’incandidabilità dell’avvocato Lazzeri. Ammetto che più di una volta ho pensato al proverbio del bue che dà del cornuto all’asino.
Anche di questo sarebbe stato opportuno, corretto ed elegante discutere ieri, in presenza del diretto interessato, ma non ci è stato concesso.
Oggi personalmente resta l’amarezza. Se da una parte della questione Lazzeri mi interessa poco (l’avvocato ha preso pochi voti, è stato nominato Assessore per delle competenze che sicuramente ha ed è collocato in un contesto politico che non mi compete, ovvero in maggioranza), non posso non chiedermi quale sarebbe stato il risultato elettorale senza la presenza di chi si era proposto come terza via ma per ironia della sorte è arrivato terzo, che sapeva non sarebbe arrivarto secondo per una mera questione aritmetica (una lista contro cinque) e che probabilmente sapeva non sarebbe potuto diventare consigliere.
Cui prodest? Ognuno farà le sue valutazioni. Eleonora Sartori
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