Puntuale come un selfie di Oreti, spunta a ridosso di settembre il problema dei posti disponibili ai nidi comunali. Quest’anno ci sono 43 domande in eccedenza, quindi 43 famiglie con bambini al di sotto dei tre anni che dovranno arrangiarsi in qualche modo da settembre in poi. I posti messi a disposizione dal comune sono 150: oggettivamente pochi, anche per una città in costante trend negativo per quanto riguarda i residenti come Gorizia, 2000 in meno negli ultimi 10 anni.
Da quando c’è la destra al potere in regione non si sente ormai neanche più nessun fratello d’italia urlare che vuole nascere a Gorizia, perchè il problema è in realtà viverci, dal primo vagito in poi.
Il nido rappresenta da un lato un servizio essenziale per chi lavora e non può o non vuole ricevere aiuto quotidiano dai nonni, dall’altro la prima occasione di socializzazione per il bambino nei primi mesi di vita.
Dovrebbe quindi essere garantita, attraverso una programmazione oculata, la possibilità di accedervi, senza che sia una graduatoria a stabilire se una famiglia ha più bisogno di un’altra di trovare posto.
Ipotizziamo ora che queste 43 famiglie non riescano a trovare una soluzione: sarà uno dei due genitori a dover rinunciare a rientrare a lavoro. Nella quasi totalità dei casi sarà la madre, che nel 2022 spesso ancora si sente chiedere al momento del colloquio di lavoro se ha intenzione di avere figli.
Adesso ci starebbe la famosa frase in Germania… In Finlandia…In Danimarca… A Gorizia intanto non abbiamo neanche l’assessorato alle pari opportunità. Ce l’abbiamo a Gusti di frontiera. Qualcosa vorrà dire. Andrea Picco
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