Don Alberto compie 90 anni. Lo ricordo con il vespino bianco venire a recitare le preghiere nel mese di maggio nel villaggio vicino all’ospedale e in un campetto incolto pieno di seggiole portate da casa dai fedeli, sgranare il rosario e contemporaneamente parlare ai ragazzi, che conosceva tutti per nome, dell’impegno sociale e della bellezza dello stare insieme. Ricordo quando mi raccontò che il Vescovo gli fece vedere una spianata e gli disse che quello sarebbe diventato il quartiere di S. Anna e lì lui avrebbe dovuto operare da sacerdote. Ma forse non immaginava che tipo di sacerdote aveva mandato! Un uomo con un’energia incredibile che organizzò un’esperienza straordinaria come quella della comunità cristiana di base, dove le parole del Vangelo diventavano pratica di vita, dove le persone, spesso del sud, che abitavano nelle “case a T”, le prime della zona, venivano visitate da don Alberto, aiutate ad integrarsi e a lottare perché il loro non fosse solo un quartiere dormitorio, ma avesse la farmacia, le strade asfaltate, l’asilo e dove i cittadini fossero aiutati dalla comunità a risolvere i loro problemi. Un quartiere simile all’Isolotto di Firenze che alla fine degli anni ‘60 rappresentò un esempio radicale per l’ impegno di preti come don Milani, don Mazzi, don Alberto e di scontro inevitabile con le gerarchie ecclesiastiche. Scontro che don Alberto pagò essendo allontanato dal ministero e andando a fare l’operaio nella carrozzeria di un amico. Don Alberto è sempre stato coerente, sempre dalla parte di malati psichiatrici, tossicodipendenti, emarginati, ex carcerati, che hanno frequentato la comunità Arcobaleno, La Tempesta e la sua casa, rivelandosi al visitatore gentili ed educatissimi: sembrava impossibile che avessero compiuto dei reati. Alberto rispettava tutti e tutti, sentendosi compresi e accettati, sono cambiati in meglio. Il don è stato anche un protagonista della politica cittadina, nell’organizzazione della serata per ricordare il 6 agosto 1945 in cui fu sganciata la bomba su Hiroshima, nella redazione della Lettera di Natale, presente a incontri, conferenze, passeggiate, attivo sui temi del sociale. Gorizia deve onorare questa figura eccentrica e generosa e raccontare un’esperienza unica nella storia cittadina, la storia di un prete e degli amici che gli sono stati vicini in questi anni, punti di riferimento per chi, credente o no, riconosce nella solidarietà e nella comunità un valore fondante dello stare assieme. Auguri di cuore caro don! Anna Di Gianantonio
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