Ci dev’essere, da qualche parte, un’altra Gorizia. Una Gorizia felice, dove tutto funziona, si passeggia in Central Park o si va in castello in ascensore, si è già pronti per il 2025, orgogliosi di esporre i gioielli di famiglia: la città della gioia, una specie di Truman show a cui partecipano almeno 6372 persone.
Poi c’è la città che incontro io ogni volta che metto il piede fuori di casa, in cui in tutti, tutti, senza distinzione di età ceto sociale scolarità realizzazione, ripeto tutti quelli che incontro c’è una lotta per scavallare la giornata. Tutti, ripeto: tutti, quasi si scusano, si sentono in colpa per questo o quel problema, quando in realtà non è un problema ma è un diritto che negato diventa un qualcosa che fa persino provare vergogna, sentirsi in colpa.
Non c’è posto al nido? La premessa è: so che ci sono tante altre persone che hanno problemi più urgenti. Non c’è la visita in ospedale? Andrò privatamente, ma uno che non può permetterselo… Poi, la seconda parte del discorso è sempre, sempre: non era così, è sempre peggio.
Mi limito a registrare quello che dicono le persone, e a confrontarlo con quello che dicono i padroni del vapore goriziano. Per questo dico che da qualche parte, qui, in città, ci dev’essere un’altra città che brinda all’aeroporto, alla capitale della cultura, all’ascensore al castello, e a tutto quello che arricchisce pochi e depaupera gli altri.
Questa città ha perso il contatto con la realtà, col quotidiano dei suoi residenti. E brinda mentendosi di giorno in giorno, nella speranza di scansarsi, quando tutto, anche le impalcature di finzione che la tengono in piedi, verrà giù per consunzione. Andrea Picco
Rispondi