È Moretuzzo l’anti Fedriga, e non poteva esserci scelta migliore. È una scelta innanzitutto fuori dalle logiche che di solito soggiacciono a tali investiture: sfido a trovare qualcuno che avesse detto anche solo un anno fa che si sarebbe andati in questa direzione.
È, inoltre, una scelta che guarda molto fuori dai partiti, mi verrebbe da dire più agli elettori che alle segreterie. Certo, sono le segreterie ad averla presa, un po’ per opportunismo – la partita è persa, meglio che la perda qualcun altro, è il ragionamento cinico e speriamo anche scorretto – un po’ per presa d’atto che le cose stanno cambiando e le rendite di posizione si stanno via via affievolendo, liberando spazi che il civismo può abitare con sempre più agio.
Moretuzzo ha nella sua storia battaglie che sono le nostre. Due su tutte: acqua pubblica e beni comuni. Ha intuito prima di altri che il dialogo con le liste civiche che hanno un ruolo così preminente nelle realtà locali non può essere in un’ottica di subalternità, ma va creato affiancandole e promuovendole. Ha un forte radicamento al “territorio”, la “friulanità”, ma lo coniuga con un altrettanto radicato sentimento europeo, lontano dall’Europa finanziaria e vicino all’Europa di popoli. Parla un linguaggio nuovo con le cosiddette “civiche di sinistra”, come Adesso Trieste e Noi Go!, ne ha promosso di fatto da dietro le quinte l’incontro e la relazione a partire dall’anno scorso.
Sul profilo personale, sa essere molto empatico, per carattere e per formazione: è laureato in scienze dell’educazione, e questo è un valore aggiunto. Sa costruire buone relazioni, premessa per ottenere risultati.
Conoscendolo un po’, non molto, corre per vincere, non per fare i complimenti a Fedriga il 3 aprile. Occhio, quindi, popolo di centrosinistra e sinistra: estote parati, che la partita improvvisamente non diventi interessante. Che non succeda che non riusciamo ad alzarci in tempo dai divani delle nostre scuse, prima fra tutte chi è più di sinistra. Andrea Picco
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