Non posso non partire dalle numerosissime donne della mia famiglia che si sono raccontate e che mi hanno reso partecipe attraverso la memoria della loro vita negli anni in cui io ancora non c’ero. Quanto è importante il racconto, il tramandare di generazione in generazione aneddoti e valori!
Ad esempio le manifestazioni in piazza, quelle organizzate per cambiare davvero la condizione femminile e che hanno ottenuto i risultati voluti… Quei colori vivaci, quei volti fieri, quei corpi liberi, quei motti sfrontati oggi sono miei grazie alle donne della mia famiglia.
Quelle donne vanno ringraziate ogni santo giorno, non solo l’8 marzo, e a ringraziarle non devono essere solo le donne ma anche gli Uomini, quelli con la U maiuscola, che proprio grazie a quei movimenti, riconoscendo per la prima volta le donne su un piano di parità, si sono liberati da un enorme fardello ritrovando il femminile che c’è anche dentro di loro.
E oggi? Oggi c’è nuovamente bisogno di riappropriarsi della piazza, realmente e anche metaforicamente. Perché siamo nuovamente discriminate, sottopagate, prigioniere di tossici cliché, addirittura uccise da chi dice di amarci. No, il femminismo non è anacronistico! Il femminismo è oggi più che mai necessario.
A breve ci saranno le elezioni regionali e un’iniqua legge elettorale impedisce di esprimere la doppia preferenza di genere. Il Friuli Venezia Giulia è rimasta una delle poche regioni in cui i cittadini e le cittadine non possono scrivere sulla scheda due nomi, uno di uomo e uno di donna. Guardate l’attuale composizione del Consiglio regionale (6 donne su 49 Consiglieri!) e capirete presto perché si è voluto bocciare la proposta. Troppe sedie sarebbero saltate e rivoluzionare lo status quo è sempre destabilizzante per chi detiene il potere.
Certo, una legge da sola non basta, ci vuole una rivoluzione culturale, un cambio di paradigma che consenta alle donne di esserci, numericamente alla pari, e di rappresentare autenticamente le altre donne con i loro approcci, con le loro sensibilità… non scimmiottando modelli maschili, quelli del potere.
Non abbiamo bisogno, per capirci, di donne sole al comando che strette nei loro tailleur e con i piedi sacrificati sul tacco dodici amano farsi chiamare il Presidente e continuano ad alimentare discriminazioni, guerre, diseguaglianze.
Abbiamo bisogno di donne che assieme ad altre donne e altri uomini rimettano al centro i diritti degli ultimi per una società più giusta per tutti.
La strada è lunga e in salita ma le donne assieme possono affrontare qualsiasi sfida. Sostenetele sempre, dentro e fuori la cabina elettorale.
Eleonora Sartori
Rispondi