Zoomma sulla foto…
Oh cazzo, a posto siamo!
Per chi non fosse pratico con le zoomate del cellulare, la foto sopra cattura sullo sfondo un cartello appeso ad una porta. La porta in questione è quella della mensa del Lenassi, come si vede dal cartello “centro educativo” in primo piano. Il cartello sullo sfondo, invece, recita testuale in grassetto maiuscolo: NON LASCIARE PORTE APERTE. ENTRANO PANTEGANE.
Di qui, una volta zoomato, la mia esclamazione. Seguono una serie di considerazioni.
Uno: chi l’ ha messo evidentemente ha visto che sono entrati topi, probabilmente anche con una certa frequenza.
Due: che questa sia la mensa del doposcuola, capite bene che aggrava la situazione, anche se per l’annoso ritardo il servizio non è ancora partito. Vien da chiedersi se sia stato fatto un intervento prima dell’ inizio previsto per lunedì.
Tre: il tono del cartello è più rassegnato che perentorio. Ossia: cerchiamo di evitare che entrino le pantegane, dandone per scontata la presenza. Perché ormai ci siamo abituati ai topi in città, non solo a quelli metaforici da biblioteca. I social sono pieni di video con sorci come protagonisti, di richieste all’assessore di derattizzazioni nei quartieri, di risposte che pungolano i cittadini a fare la loro parte derattizzando a loro volta le proprietà private.
Sorge spontanea la domanda: ma è sempre stato così? A mio ricordo, no. In 25 anni non mi era mai capitato di veder correre topi sul marciapiede che costeggia i giardini, ad esempio, o in qualche laterale del corso, via Locchi per dirne una, che percorro quotidianamente abitando lì vicino. Adesso capita di frequente di vederne sgattaiolare qualcuno, anche se mi rendo conto che il verbo non si addica al soggetto in questione.
Trecento milioni di topi, cantava De Gregori. Non saranno così tanti, ma sono dappertutto. Venite a Gorizia, la nuova Topolinia!
Tutto questo fuor di metafora, eh… Andrea Picco
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