Ci risiamo. Ennesima Commissione, ennesimo intoppo, ennesima polemica e tutto a causa dell’ingordigia e, aggiungo, dell’ottusità politica dimostrata dalla maggioranza.
Facciamo un passo indietro: alla minoranza non è stato concesso il coordinamento di alcuna Commissione, come auspicato in camera caritatis anche da qualche esponente della maggioranza non molto tempo fa. La maggioranza si è presa tutto, inclusa la Commissione Pari Opportunità, o almeno ha tentato, perché la riunione si è conclusa con un nulla di fatto.
La maggioranza ritiene così importante le Pari Opportunità da non aver dedicato alla materia alcun referato, attendendo quasi un anno e mezzo prima della convocazione della prima Commissione. Evidentemente però il coordinamento fa troppa gola e a nulla è servita la proposta da parte della minoranza di un nome valido come quello della Consigliera Tucci.
A nulla è servito ricordare che senza la presenza della minoranza in aula (venuta a gratis, ma di questo vi parlo tra un attimo), nessuna Commissione si sarebbe potuta formare perché spesso la maggioranza è uccel di bosco e non si presenta.
A nulla è servito ribadire che la Consigliera Bernobich, proposta dalla maggioranza, è già delegata alle Pari Opportunità e che questa doppia investitura, seppur legittima, è decisamente inopportuna.
A nulla è servito sottolineare il significato simbolico di Pari Opportunità e di inclusione delle minoranze, qualsiasi esse siano.
Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… Però a volte l’ingordigia paga e questa volta ha pagato: all’appello mancavano due schede, non certo della minoranza visto che in 14 eravamo e 14 voti c’erano, e ciò ha determinato l’invalidità dell’elezione che non ci sarebbe stata comunque, nemmeno con le due schede mancanti perché, anche se la maggioranza fa finta di non ricordarselo, per essere eletti coordinatori coordinatrici ci vogliono 21 voti.
Lo sa bene il Consigliere Tomasella che nella passata consiliatura ci ha impiegato un bel po’ a farsi eleggere coordinatore della Commissione Università… proprio perché non aveva i numeri. E non è l’unico caso.
Tornando al discorso del gettone di presenza, viene da chiedersi il perché l’Amministrazione faccia delle economie sul Consiglio e sulle Commissioni ma non, ad esempio, sul numero di Assessori. Gorizia, città di 33 mila abitanti, ha lo stesso numero di Assessori di Comuni come Udine e Trieste e questo sì rappresenta un costo ingente!
Invece, però, di limitarne il numero, si persegue la via di non gettonare alcune Commissioni, anche se sono necessarie come appunto quella in cui viene eletto il coordinatore (conditio sine qua non per l’esistenza stessa della Commissione!). Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa la Corte dei Conti…
Anche questo, a mio avviso, è un sintomo della scarsissima considerazione che si ha del Consiglio e più in generale della partecipazione: il tempo che ciascun Consigliere dedica al proprio mandato è (o dovrebbe essere) impiegato per documentarsi, per svolgere al meglio il proprio ruolo, ma ciò non può essere a detrimento del proprio lavoro, necessario per vivere.
Eppure anche tra i banchi della maggioranza siedono professionisti, persone che lavorano per vivere. A loro tutto questo va bene? Io non credo e forse per questo spesso e volentieri a garantire il numero legale nelle Commissioni ci siamo noi della minoranza.
Eleonora Sartori
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