Ieri si cono ritrovati alla Valletta volontari “anziani” che lavorano da anni per sopperire a quello che la politica non è capace di fare, e volontari giovani che vogliono dare una mano. Sono persone che mettono a disposizione tempo e spesso denaro per dare un minimo di conforto ad altre persone che arrivano qui avendo il diritto all’accoglienza e invece dormono per terra, nell’umido di un parco o di una galleria. Essere lì ha il significato di lasciare, in queste persone che se ne andranno, un segno di umanità,una traccia di solidarietà ricevuta in Italia. Ai volontari che coprono i buchi delle mancanze istituzionali, nessuno ha mai detto grazie, anzi sono stati accusati di richiamare loro, quattro gatti goriziani, le masse che si muovono da Pakistan e Afghanistan. Quando il discorso pubblico diventa irrazionale, emotivo, muscolare è dovere di chi ha responsabilità istituzionali ricondurre gli sproloqui ad un minimo di buon senso. Che effetto positivo ci si attende dall’ordinanza anti bivacchi? In Valletta ci sono 150 persone. Dove andranno? Saranno inseguite per la città in una grottesca battaglia a guardia e ladri? Chi comminerà le multe, quanto tempo staranno a fare il verbale cercando di scrivere il nome straniero e chi pagherà, con quali? Cosa potranno fare le ronde, tra l’altro bocciate in consiglio regionale? Che il comune aderisca al progetto SPRAR, apra un luogo per accogliere chi dorme per terra, convochi i volontari per organizzare e gestire il problema, coordinati con le altre istituzioni, ecco tre cose da fare subito. Ieri, quando sono andata in Valletta, oltre ovviamente a non avere alcuna paura, vedendo i richiedenti asilo seduti sulle coperte a chiacchierare o a giocare a pallone ho pensato che questo parco, da anni schifato da tutti, è tornato a vivere e dall’alto ricordava un campus universitario.
adg
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