Dunque il sindaco di Trieste si mette a metà strada tra chi, come gli studenti del liceo Petrarca, utilizza una foto storica presente negli istituti di ricerca per pubblicizzare una mostra sulle leggi razziali e gli altri.
Dice che bisogna agire con moderazione per non scontentare le parti. Ma chi sono le due parti? Perchè se parliamo di condanna dell’antisemitismo, dall’altra parte ci sono solo i neofascisti e i neonazisti che pensano sia stato legittimo allestire i convogli diretti nei lager o bruciare alla Risiera di San Sabba gli ebrei e gli antifascisti.
Può un sindaco che ha giurato sulla Costituzione posizionarsi non si sa dove tra una classe di liceo e reduci neo nazisti che approvano le leggi razziali e la persecuzione degli ebrei?
Che insegnamento dà agli studenti un primo cittadino che tentenna sull’autorizzazione all’allestimento di una mostra sulle leggi che consentirono il più grande sterminio della storia occidentale?
E mentre il sindaco mette i bastoni tra le ruote ai giovani ragazzi che si affacciano alla cosiddetta democrazia, lo stesso sindaco non batte ciglio per la manifestazione nazionale di Casa Pound che si svolgerà nella sua città il 3 novembre, in cui si esalterà l’eroismo dei poveri soldati caduti in una guerra che nessuno di loro voleva, a centinaia di chilometri da casa.
Morti in un’inutile carneficina, come papa Benedetto XV definì il conflitto. Dipiazza non si indigna per i fascisti del nuovo millennio, che rincorrono e picchiano i neri o sparano come a Macerata, ferendo gente che non c’entra nulla, perchè per questa nuova leva di sindaci che vogliono assolutamente farsi accreditare come futuri leghisti, le leggi razziali non si possono condannare, gli atteggiamenti razzisti invece vanno permessi e tutelati come libertà di espressione. adg
A ciò che scrive la Di Gianantonio qui sopra e Paolo Rumiz nel suo articolo sul “Piccolo” di oggi – come sempre puntuale e dettagliato – aggiungerei qualche riga. Riguardo alla mostra che a Trieste i ragazzi del liceo Petrarca assieme con altre istituzioni hanno organizzato, il sindaco Dipiazza ha affermato: “Dico io, dobbiamo ancora sollevare quelle cose?” – quesito che da solo testimonia la statura del personaggio. A parte il fatto che non si capisce cos’abbia di “ruvido” il manifesto scelto – di un’efficace e sincera semplicità -, pare che il sindaco non gradisca la memoria del fatto, la promulgazione di leggi dello Stato che hanno significato straniamento, sofferenze e morte per i cittadini ebrei e anche per chi, non ebreo, in esse non si riconosceva. Proviamo ad immaginare se la medesima domanda venisse posta – non dico da un rappresentante delle istituzioni, ma da un qualsiasi notabile – con riferimento agli assassinii nelle foibe e ai profughi istriano-dalmati, le cui vicende sono ancora occasione per distribuire colpe e manifestare aggressività. Ci sarebbe un’ondata di veleno e d’improperi da parte degli attuali governanti e dell’ineffabile Lega Nazionale. Verrebbe sottolineato con sdegno il carattere non comparabile degli eventi e si sprecherebbero gli epiteti di “traditore”, “becero” e magari “anti-italiano”.
Ora la destra vuol far togliere a Tito il titolo di Cavaliere attribuitogli dall’Italia e giudicato incompatibile con i crimini commessi dai suoi uomini ai tempi della guerra. Si muovono parlamentari e si mira a modificare la legislazione al riguardo. Mi pare che da noi non molto tempo fa sia stato proposto di togliere la cittadinanza onoraria a Mussolini. In risposta, quando non ci fu la consueta derisione – che ha in generale sostituito il confronto politico motivato dalle diverse parti e rispettoso dei relativi elettorati -, la destra nostrana parlò di contesto temporale, di storicizzazione degli eventi, replicando in sostanza come altri fossero i problemi di cui occuparsi con maggiore urgenza. Per costoro Mussolini non ha evidentemente le mani sporche di sangue, a differenza di Tito, non ha sulla coscienza gli ebrei, lo scatenamento di una guerra di aggressione, la rovina del Paese e le perdite territoriali – e i “problemi più urgenti” a Gorizia vengono probabilmente affrontati e risolti senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Non è chi non veda come in tutta Italia non si attenda altro che la revoca del cavalierato a Tito, se usiamo lo stesso metro.
Chi è oggi al potere, qui e a Roma, ci sta lobotomizzando, ci instilla la sua venefica mentalità e ci dice come dobbiamo pensare. Accettiamo tesi non basate sulla realtà, ma su miti, ubbie e anche menzogne, e non reagiamo, non opponiamo un pensiero autonomo. Ci stiamo involgarendo per ignoranza. Perfino dalle autorità dell’Unione Europea non ho letto una protesta dopo che Steve Bannon, archiviata l’elezione di Trump, si è permesso di dire “E adesso andiamo a dare una sistemata all’Europa” – cito a memoria. L’opposizione di centrosinistra in Italia, a parte l’impegno profuso a litigare al proprio interno, sembra essere come il partito democratico degli Stati Uniti, che secondo lo stesso Bannon “perde sempre perché fa le battaglie a cuscinate, mentre noi puntiamo alla ferita mortale alla testa.” Lo vogliamo capire?
Condivido in toto il suo ragionamento