Ho sempre letto con attenzione la lettera di Natale che un gruppo di sacerdoti pubblica ogni anno. I religiosi in questione sono impegnati in tantissime attività sociali, culturali, di assistenza e il loro punto di vista è di grande importanza, frutto di esperienza diretta e non di filosofie avulse dalla realtà.
Parliamo di sacerdoti che tutti abbiamo incontrato e stimiamo profondamente: Pierluigi Di Piazza, Franco Saccavini, Mario Vatta, Pierino Ruffato, Paolo Iannaccone, Fabio Gollinucci, Giacomo Tolot, Piergiorgio Rigolo, Renzo De Ros, Luigi Fontanot, Alberto De Nadai, Albino Bizzotto, Antonio Santin.
Ciascuno di noi li ha conosciuti quando si parlava di immigrazione, accoglienza, povertà, carcere, pace. Quest anno la lettera Intitolate “Sentinella, quanto resta della notte”, da una frase di Isaia, inizia ricordando che, accanto a politiche ed atteggiamenti razzisti e di esclusione, esiste un altro mondo che lavora tutti i giorni in senso contrario.
La straordinaria presenza di persone alla conferenza con Mimmo Lucano ha dimostrato che molti sostengono l’esperienza di Riace, manifestano nei cortei, nelle marce, contro le discriminazioni e il razzismo, per l’uguaglianza sociale.
Anche il carcere di Gorizia si è aperto un po’ di più, grazie all’azione costante e creativa di don Alberto. Nè indifferenti, nè impassibili mi pare lo slogan che meglio corrisponde all’idea di fede e di azione cristiana di questi sacerdoti che citano la Costituzione, oltre che il Vangelo, come bussola del loro agire.
Interessante è il discorso sull’identità personale e collettiva, che oggi qualcuno vede come frutto di arroccamento su presunte caratteristiche naturali che identificano l’italiano, il bianco, il credente e non invece come qualcosa che cresce, si modifica, si alimenta del rapporto con gli altri e con le altre culture.
Forte la critica al degrado culturale e morale del paese e alla violenza semplificatrice dei linguaggi con i quali si descrive la realtà.
Da donna e da laica ho un paio di osservazioni da fare. La prima è che manca nella lettera qualsiasi riferimento alla situazione di violenza costante e quotidiana sulle donne, non solo ammazzate dai compagni, ma oggetto di discriminazioni sul posto di lavoro, di sfruttamento, di mancanza di aiuto sociale, di legislatori che decidono sul loro corpo.
Seconda osservazione riguarda le cause delle disuguaglianze, delle violenze e delle ingiustizie. Il governo attuale non è che l’esecutore – che finge di fare la voce grossa ma poi compre gli F35 – di un potere economico e sociale che si deve al più presto cambiare, perchè ha perso ogni connotato progressita ed è invece distruttore della ricchezza economica, naturale ed umana del mondo intero. adg
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