Provate a immaginare un papà appassionato di calcio che porta allo stadio il figlio dicendogli “lo sport aiuta a crescere”, “lo sport è palestra di vita”, “lo sport ti insegna a stare al mondo”, “lo sport è solidarietà e collaborazione”…
Come fa questo padre a tollerare bandiere con la svastica? Come fa a spiegare al figlio che tutto quello che gli ha appena detto non vale più?
Dirà, “caro, è solo un manipolo di idioti”, e sarà anche vero. Purtroppo però danneggia l’immagine, la storia, l’impegno di una società. Oggi a Verona, domani chissà.
C’è da chiedersi dove siano la Federazione, dove siano i dirigenti, dove siano i controllori, c’è da chiedersi anche come sia possibile che allo stadio entrino bandiere di quel tipo.
Oltre a farsi tutte le legittime domande del mondo, bisognerebbe dare una risposta, ne basta una sola.
Con tutti i soldi che il calcio muove (biglietti, diritti tv, sponsor…), se ogni volta che si verifica un fatto come quello di ieri, lo stadio venisse chiuso e le partite successive giocate a porte chiuse e non trasmesse, il danno economico sarebbe così ingente che sono certa che tutti i controllori, dirigenti e compagnia cantante comincerebbero a vedere e a sentire benissimo.
Basta veramente poco: non poniamoci l’obiettivo di rieducare gli ignoranti, tanto non c’è speranza. Andiamo dritti al portafoglio e gli stadi cominceranno a essere più puliti e soprattutto pieni di chi il calcio lo ama davvero. Eleonora Sartori
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