Grazie all’iniziativa e all’impegno della responsabile locale del coordinamento, Martina Luciani, anche a Gorizia i cittadini hanno la possibilità di firmare, entro la fine del mese di giugno 2018, all’Ufficio elettorale del Comune (orari: 9.30-12.00 da lunedì a venerdì e 16.00-17.00 lunedì e venerdì), per sostenere le tre leggi di iniziativa popolare (LIP) promosse a livello nazionale dal Coordinamento per la democrazia costituzionale:
1.MODIFICHE ALLA LEGGE ELETTORALE (165/2017) PER CONSENTIRE AGLI ELETTORI DI SCEGLIERE DIRETTAMENTE I DEPUTATI E I SENATORI DA ELEGGERE IN PROPORZIONE AI VOTI OTTENUTI; PREVISIONE DEL VOTO DISGIUNTO E CON DOPPIA PREFERENZA DONNA E UOMO; GARANZIE DI CORRETTEZZA, TRASPARENZA DEMOCRATICITA’ NELLA SELEZIONE DELLE CANDIDATURE IN ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 49 DELLA COSTITUZIONE
Perché una legge elettorale di iniziativa popolare
Il Parlamento uscito dal voto del 4 marzo riflette gli equilibri politici determinati dalla legge elettorale vigente (Rosatellum – l. 165/2017). L’iniziativa popolare può efficacemente contribuire a sollecitare il confronto nella sede parlamentare, anche in vista di recenti modifiche portate al regolamento del Senato, per arrivare ad una legge elettorale migliore nell’interesse del paese.
Perché un sistema elettorale proporzionale
In presenza di tre o più poli, come accade oggi in Italia, solo un sistema elettorale di impianto proporzionale offre soluzioni istituzionalmente solide e non lesive della rappresentatività delle assemblee. Le leggi elettorali note come Porcellum e Italicum erano invece tese a garantire la cd governabilità dando nei seggi parlamentari un premio di maggioranza alla forza politica vincente, con una distorsione potenzialmente fortissima della rappresentatività (cfr. Corte cost. 1/2014, 35/2017). Lo stesso perverso effetto si verifica con la legge vigente per la quota del 36% di collegi uninominali maggioritari. Per questa ragione la proposta trasforma il collegio uninominale da maggioritario in proporzionale. In tal modo si rivitalizza il parlamento come espressione del paese reale e sede delle condizioni di una effettiva governabilità.
Perché un voto disgiunto e l’introduzione della preferenza
Per la legge vigente, che impone un voto unico congiunto per un collegio uninominale e un collegio plurinominale proporzionale, le elettrici e gli elettori si troveranno a votare in blocco da tre a cinque candidati, tutti indicati dalle segreterie di partito. È palese la violazione del principio costituzionale della libertà di voto. La proposta invece disgiunge il voto tra il collegio uninominale e quello plurinominale, in cui si introduce altresì il voto di preferenza. Si consente in tal modo di votare individualmente tutti i propri rappresentanti, e di creare così anche le condizioni per una migliore qualità del ceto politico.
Perché le garanzie giurisdizionali
L’esperienza ampiamente dimostra che i diritti degli iscritti e la trasparenza e correttezza dei processi decisionali non sono più adeguatamente presidiati da organi e procedure interni ai partiti e gruppi politici, vecchi e nuovi. Si moltiplicano altresì i ricorsi nella sede giurisdizionale, spesso in condizioni di incertezza e confusione. È dunque opportuno introdurre principi normativi che abbiano la funzione di tutelare gli iscritti e insieme di orientare i giudici.
Il testo della proposta di legge:
2.NORME GENERALI SUL SISTEMA EDUCATIVO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE NELLA SCUOLA DI BASE E NELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO GRADO. DEFINIZIONE DEI LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI IN MATERIA DI NIDI D’INFANZIA. DELEGA PER IL RIORDINO DEGLI ORGANI COLLEGIALI CENTRALE, PERIFERICI E DI ISTITUTO
Perché una legge elettorale di iniziativa popolare
Perchè si vuole l’abrogazione immediata della legge 107 (“Buona scuola”) per cominciare a costruire una scuola pubblica, laica e pluralista, capace di garantire a tutte e tutti il diritto all’istruzione che preveda:
- l’obbligo scolastico fino ai 18 anni. Risorse certe ed adeguate, non tagli continui: almeno il 6% del PIL;
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la vivibilità delle classi e qualità della relazione educativa: non più di 22 alunni per classe e continuità didattica dei docenti;
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l’integrazione vera: dotazione aggiuntiva di insegnanti specializzati per accoglienza, educazione interculturale, alunni disabili;
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percorsi moderni, efficaci, condivisi.
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funzione docente: unicità, pari dignità, qualificazione.
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partecipazione di tutti alla gestione della scuola: rilancio ed estensione degli organi collegiali elettivi, istituzione del presidente del Collegio dei Docenti;
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autovalutazione delle scuole per un miglioramento continuo.
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nidi d’infanzia: inserimento nel sistema educativo della pubblica istruzione, soddisfacimento di tutte le richieste.
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scuola dell’infanzia: soddisfacimento di tutte le richieste, terzo anno obbligatorio, due insegnanti per sezione con almeno 10 ore di compresenza settimanali.
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scuola elementare: soddisfacimento di tutte le richieste di tempo pieno vero, con due insegnanti contitolari e 4 ore di compresenza settimanali; nel modulo almeno 3 ore di compresenza.
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scuola media: ripristino e valorizzazione del tempo prolungato, con il soddisfacimento di tutte le richieste.
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scuola superiore: biennio unitario, triennio di indirizzo, potenziamento delle attività di laboratorio.
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formazione professionale: solo dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico a 18 anni.
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educazione permanente: corsi pomeridiani e serali per adulti.
Il testo della proposta di legge:
3.MODIFICHE AGLI ARTICOLI 81, 97, 117 E 119 DELLA COSTITUZIONE, CONCERNENTI L’ELIMINAZIONE DEL PRINCIPIO DEL “PAREGGIO DI BILANCIO” E PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA
Perché una legge elettorale di iniziativa popolare
La legge costituzionale n. 1 del 2012 ha introdotto nella Carta costituzionale il principio del pareggio di bilancio (“equilibrio tra le entrate e le spese”). Si tratta di una modifica costituzionale infausta, frutto del peggior revisionismo costituzionale. Negativi gli effetti prodotti, anzitutto sul nostro sistema economico, già fortemente danneggiato.
In Italia sono cresciute le diseguaglianze. Il Rapporto dell’Oxfam, presentato al World Economic Forum di Davos nel gennaio 2018, evidenzia che l’Italia si colloca al ventesimo posto per diseguaglianza dei redditi nella classifica mondiale. La povertà in Italia non solo cresce, ma aggredisce anche chi il lavoro ce l’ha, a causa delle troppo basse retribuzioni e la crescente precarizzazione dei rapporti di lavoro.
Dinnanzi a questa situazione, la modifica del testo della nostra costituzione volta ad assicurare un astratto equilibrio e a limitare in concreto il ricorso all’indebitamento è apparsa una soluzione di natura puramente ideologica, facendo apparire le particolari politiche di stampo neoliberista e di rigore come le uniche costituzionalmente compatibili. Ma, ciò che più appare grave è che i vincoli costituzionalmente imposti all’azione di pubblici poteri e i limiti alle finanze pubbliche non hanno tenuto in nessun debito conto la necessità di assicurare i diritti fondamentali delle persone. Sono questi valori costituzionalmente incomprimibili, declinati nel testo della nostra costituzioni come diritti “inviolabili”, che la Repubblica deve in ogni caso riconoscere e garantire (ex articolo 2 della nostra Costituzione).
D’altronde, neppure vincoli europei possono legittimare la scelta compiuta nel 2012 dal revisore costituzionale italiano. Alcuni vincoli sono stati introdotti direttamente nella normativa europea o in quella collaterale (Patto Euro plus e Six Pack entrambi del 2011, Fiscal compact– “Trattato di stabilità – del 2012, Two Pack del 2013), però nessuno di questi atti ha “imposto” una modifica costituzionale ai Paesi soggetti alla normativa europea.
La seguente proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare si propone, dunque, di cancellare il principio del pareggio di bilancio e di vincolare comunque le politiche di bilancio dello Stato alla salvaguardia dei “diritti fondamentali delle persone” come stabilito dal nostro ordinamento costituzionale. In particolare si propone di eliminare le parti dell’articolo 81 che impongono regole di equilibrio puramente economico-finanziario senza alcuna garanzia per i diritti, e l’aggiunta di un comma al medesimo articolo che affermi invece la garanzia di tutela dei diritti che deve essere assicurato in sede di definizione della legge generale sulla contabilità e la finanza pubblica.
Il testo della proposta di legge:
FONTE: CDC – Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (http://www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it/)
S.C.
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