Due giorni fa la visita di Riccardi e Poggiana, a illustrare il nuovo Piano Attuativo Locale, in pratica cosa si farà quest’anno nell’, ma soprattutto dell’, azienda sanitaria.
Confermate sostanzialmente tutte le criticità che quest’accorpamento a Trieste porterà per i cittadini, con l’ospedale che andrà di questo passo via via trasformandosi in presidio da qui a cinque anni, e con nulli investimenti per quanto riguarda il territorio: qualche infermiere, un medico, quando ci sarebbe bisogno di ben altre iniezioni di risorse e di progettualità.
Doppiamente fottuti, quindi, è già si sapeva. Ma la cosa che più stupisce è l’atteggiamento del servo che guida la città… È partito leggendo un documento nel quale a suo dire dava praticamente per esaudite tutte le sue richieste di qualche mese fa, trasformando l’ospedale in una sorta di centro d’eccellenza che al confronto Udine e Trieste ci fanno una pippa.
Quando la lingua ormai aveva leccato tutte le parti meno nobili dell’assessore alla sanità, la parola è passata prima al commissario Poggiana, poi ai presenti. La carne è arrivata da tutti i presenti, e non era di cinghiale.
La consigliera Fasiolo lo ha inchiodato, Gaggioli anche, io non mi sono risparmiato, ma anche i suoi, Stasi ad esempio, gli hanno rimesso la lingua a posto.
Poggiana ha detto testuale: dovremmo riuscire a confermare il budget dell’anno scorso. Dovremmo. Riuscire. Confermare. Quindi, poca ciccia, coi soldi dell’altr’anno e con il portafoglio in tasca a Trieste. Ma lui era felice, come un bambino che a Pasqua ha detto la poesia e gli danno la mancia. Spiccioli, appunto. To’, comprati il gelato. Lecca quello, che è meglio. Andrea Picco
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